Proposta di legge sui media audiovisivi

Lafon

Progetto di legge sull'emittenza pubblica.
Laurent Lafon presenta un progetto di legge sulla riforma dell'emittenza pubblica e sulla sovranità radiotelevisiva.

Perché, a suo avviso, "non ci sono più dubbi sulla necessità di una riforma globale dell'emittenza pubblica", in un momento in cui il settore radiotelevisivo sta combattendo da dieci anni contro le piattaforme SVOD che offrono una pletora di servizi. O quando i social network hanno sviluppato e diversificato le fonti di informazione, dove talvolta vengono diffuse informazioni false.

In questa battaglia, sostiene il senatore, "le autorità pubbliche sono rimaste finora ai margini, faticando a riformare un quadro legislativo che è stato istituito nel 1986" con una legge certamente fondamentale, ma in un'epoca in cui... internet non esisteva.
Di conseguenza, oggi esiste una vera e propria "asimmetria" tra operatori lineari e delineati, con la conseguenza di "distorcere la concorrenza", sottolinea Laurent Lafon. Egli ritiene che sia ormai indispensabile una "strategia ambiziosa e globale" per preservare la sovranità audiovisiva.

Da questa osservazione, trae due ambizioni nel nuovo testo proposto, in due capitoli. Raggruppare il settore radiotelevisivo pubblico per creare una gamma di "programmi di qualità in chiaro accessibili a tutti su tutti i media". Rivedere "significativamente" la legge del 30 settembre 1986 sulla libertà di comunicazione per porre fine alle differenze di trattamento molto visibili "che penalizzano le emittenti pubbliche e private francesi di fronte ai loro concorrenti americani".

La creazione di Médias France con un presidente per 5 anni

La misura chiave del testo è quindi l'articolo 1, che propone la creazione di una holding denominata France Médias, composta da quattro filiali - France Télévisions, Radio France, France Médias Monde e l'Institut national de l'audiovisuel (INA) - che passerebbe dallo status di ente pubblico a quello di società. La holding, che sarebbe al 100% di proprietà dello Stato, verrebbe costituita il 1° gennaio 2024, a condizione che il testo del Senato venga adottato anche dall'Assemblea nazionale.

In questo modo si allontana lo spettro di una fusione immediata, pura e semplice, una situazione che potrebbe "suscitare le maggiori reticenze perché metterebbe in discussione abitudini e metodi di lavoro", sottolinea il senatore Lafon. Un "primo passo" che rispetta "le identità e l'autonomia d'azione delle aziende" e "dovrebbe permetterci di rispondere meglio alle sfide della tecnologia digitale".

Nel dettaglio dei prossimi articoli, l'articolo 2 ribadisce che lo Stato francese detiene "direttamente" l'intero capitale di France Médias. L'articolo 3 stabilisce che il presidente e l'amministratore delegato di France Médias saranno nominati per 5 anni con decreto del Presidente della Repubblica, su raccomandazione del Consiglio di amministrazione, previo parere conforme dell'Arcom e delle commissioni permanenti competenti dell'Assemblea nazionale e del Senato, mentre gli amministratori delegati delle società controllate saranno anch'essi nominati per 5 anni dal Consiglio di amministrazione di ciascuna società, su raccomandazione del suo presidente. Tuttavia, i mandati del presidente e dell'amministratore delegato e degli amministratori delegati "possono essere revocati".

Allo stesso modo, secondo l'articolo 5, il famoso Contratto di obiettivi e mezzi (COM) verrebbe sostituito da un Accordo strategico pluriennale (CSP?) che verrebbe adottato dal Consiglio di amministrazione di France Médias "e dal Consiglio di sorveglianza di Arte France". Il paragrafo V dell'articolo 2 stabilirebbe inoltre il principio di una risorsa pubblica di "natura fiscale, permanente, sufficiente, prevedibile e che tenga conto dell'inflazione", escludendo la possibilità di una sovvenzione per finanziare l'emittenza pubblica.

Estendere alle piattaforme gli obblighi imposti ai canali televisivi a pagamento.

Per quanto riguarda il capo 2 della proposta di legge sull'"asimmetria" tra operatori lineari e delineati, il senatore Lafon evidenzia 5 articoli. All'articolo 10, egli intende estendere alle piattaforme l'obbligo imposto ai canali televisivi a pagamento in abbonamento di trasferire ai servizi televisivi in chiaro trasmessi sul DTT "alcuni diritti relativi a eventi sportivi".

L'obiettivo di queste modifiche è quello di "consentire che i programmi sportivi continuino a essere trasmessi sui canali terrestri in chiaro in un momento in cui l'aumento del prezzo dei diritti sta accelerando la loro trasmissione, che spesso è esclusiva delle piattaforme televisive a pagamento". Allo stesso modo, all'articolo 9, il testo mira a "garantire che le emittenti extracomunitarie non possano appropriarsi di più di due terzi dei diritti di trasmissione quando una lega professionistica indice una gara d'appalto per assegnare i diritti di trasmissione di una competizione".

L'articolo 11 prevede inoltre che l'ARCOM sia responsabile della determinazione dell'ordine di visualizzazione dei servizi e dei programmi di interesse generale, tenendo conto di tre criteri: "la numerazione logica, l'audience dei servizi terrestri e la necessità di promuovere l'accesso a programmi culturali ed educativi di qualità".

L'articolo 12 raccomanda di "ridurre da cinque a due anni il periodo durante il quale il titolare di una licenza di radiodiffusione non può trasferire il controllo della società che pubblica i programmi" per non "ritardare inutilmente la realizzazione di progetti industriali che consentano alle imprese del settore di adattarsi alle nuove condizioni di concorrenza imposte dalle piattaforme".

Infine, l'articolo 13 mira a "escludere il sistema dei mandati di commercializzazione per incoraggiare i canali a investire maggiormente in produzioni di qualità suscettibili di una più ampia esportazione e a contribuire all'influenza della creazione francese". E che, secondo l'articolo 14, i servizi interattivi forniti dai canali DTT "devono essere presi in carico dai distributori". Secondo i firmatari della proposta di legge, questa disposizione dovrebbe consentire la diffusione dello standard Hbbtv (Hybrid broadcast broadband TV), che "aumenterà l'attrattiva della DTT".

L'articolo 15 mira a rendere obbligatoria la ricezione della radio digitale terrestre da parte di tutti gli apparecchi radiofonici secondo lo standard DAB+ e a stabilire che anche tutti i nuovi veicoli debbano essere in grado di ricevere la radio digitale terrestre secondo lo stesso standard. Il testo sostenuto dalla maggioranza del Senato dovrebbe essere all'ordine del giorno del Senato per la prima lettura nella settimana del 12 giugno, ha dichiarato Lafon.

Fonte : Notizie CB

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